Fondo Made in Italy: cos'è

Made in Italy è il nome di un fondo a sostegno delle principali filiere produttive italiane che attinge sia a fonti interne (Governo e Unione europea) sia a riserve esterne, tra fondi sovrani extra europei e privati.

Il disegno di legge è ancora in fase di elaborazione ma, nelle previsioni, si tratterà di un varo lampo, perché i soldi dovrebbero essere disponibili già da quest'anno. I primi 700 milioni di euro li stanzierà lo Stato entro il 2023, altri 300 milioni dovrebbero, invece, essere aggiunti nel 2024. Ma non sono queste le uniche risorse del Made in Italy: altri 500 milioni di euro dovrebbero. infatti, provenire da investitori privati, mentre per gli ultimi 700 milioni dieuro si fa affidamento tanto a gruppi controllati dallo Stato, come la Cassa Depositi e Prestiti (CDP), tanto a fondi sovrani extra europei, come quelli di Arabia Saudita, Azerbaigian, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Norvegia.

L'obiettivo dell'operazione è agevolare l'approvvigionamento delle materie prime e anche il loro riutilizzo, alla luce delle difficoltà di reperibilità e del brusco innalzamento dei costi che hanno messo a dura prova gli equilibri economici delle aziende italiane, così come delle colleghe internazionali.
 

Fondo Made in Italy: il problema delle materie prime

Il problema delle materie prime trova la sua origine naturale nella crisi sanitaria globale legata al Covid-19. Le difficoltà di approviggionamento sono cominciate quando, di fatto, a seguito di blocchi e chiusure rese necessarie durante i lockdown, l'offerta si è rivelata inferiore rispetto alla domanda. Alla fine del 2020, la ripresa - seppure lenta - delle attività economiche ha generato una forte domanda ma i produttori, di fatto, avevano i portafogli ordini praticamente già pieni. L'incremento della richiesta, unito al rallentamento della produzione e alle difficoltà logistiche, hanno finito per avere un forte impatto sulle industrie. Mentre l'Italia (e il resto d'Europa) cercava ancora un nuovo equilibrio, il conflitto russo-ucraino ha inferto un altro duro colpo al tentativo di normalizzazione, con la chiusura degli spazi aerei e la conseguente congestione dei porti.

Il risultato è stato duplice:

i prezzi di alcune materie prime sono aumentati in maniera rilevante 
i tempi di consegna si sono allargati.
 

Concentrazione geografica della produzione

Per facilitare la produzione di alcuni componenti, i siti produttivi sono stati concentrati in alcune aree geografiche del mondo. E le difficoltà logistiche e produttive di questi siti strategici si sono ripercosse inevitabilmente sul resto della filiera.

A farne le spese sono stati soprattutto:

• alluminio
• carta
• chip elettronici
• grano
• legno
• materiali edili
• semiconduttori.

Poiché molti beni di consumo sono realizzati con queste materie prime, l'aumento del loro prezzo ha messo a dura prova i margini delle aziende. La normalità tarda a tornare e, secondo gli economisti, senza alcuna forma di aiuto, ciò potrebbe non avvenire prima del 2025.
 

I rimedi

Per contrastare le difficoltà di approvvigionamento, le aziende hanno cercato di correre ai ripari:

• usando la liquidità per fare scorta e anticipare così le tensioni
• aumentando i prezzi e informando i clienti dell'impatto tempo/prezzo
• sfruttando i fondi di magazzino
• facendo leva sull'eco-design, per essere meno dipendenti dalle materie prime.

Mentre l'industria italiana sta affrontando queste difficoltà di approvvigionamento, il governo Meloni ha annunciato il suo piano di sostegno.
 

Fondo Made in Italy: obiettivo e tempistiche

 Secondo la premier Giorgia Meloni la priorità è rendere le industrie italiane meno dipendenti dagli approviggionamenti esteri. Le principali aziende nazionali, infatti, utilizzano ben 16 delle 34 materie prime considerate critiche dall'Unione Europea. Slegarle da Paesi come la Cina, per esempio, è indispensabile, soprattutto nei settori delle batterie elettriche e dei pannelli solari.

Da anni ormai, infatti, l'Italia sta lavorando nell'ambito del Critical Raw Materials Act dell'Unione, un fulcro strategico che punta a garantire che le industrie europee possano competere con quelle di Stati Uniti e Cina nella produzione di prodotti a tecnologia pulita e nell'accesso alle materie prime.

Oltre che per sostenere le principali filiere produttive, il fondo Made in Italy potrebbe essere anche utilizzato per comprare partecipazioni in società quotate che hanno sede in Italia ma che operano al di fuori del settore finanziario.
 

Le tempistiche

Il disegno di legge ha già passato la prova dei revisori dei conti e corre adesso per essere discusso alla Camera dei Deputati. Una volta concluso l'iter parlamentare, verrà messo a punto un decreto ad hoc che indicherà la società di gestione del Made in Italy e chiarirà regole e requisiti di partecipazione agli aiuti.