Inflazione e tassi: le conseguenze sui bilanci familiari

Lo stipendio non basta. Per far fronte anche solo alle spese ordinarie e sostenere la crescita dei figli, le famiglie italiane devono ricorrere ai debiti. L'inflazione ha, infatti, determinato un aumento dei costi. Il carrello della spesa, a parità di soldi, si svuota di un terzo. Le risorse economiche diventano insufficienti. Ma anche chiedere un prestito è una soluzione che costa cara: con l'aumento dei tassi di interesse e l'alto profilo di rischio del richiedente medio, i soldi in uscita, ogni mese sono tanti. La media è di oltre 22.000 euro per nucleo famigliare, ma poi c'è chi si espone anche di più.
In soli due anni, i debiti verso le banche sono aumentati del 3,5% ma è una goccia nel mare. Gli istituti bancari, infatti, di fatto, hanno ristretto l'accesso al credito imponendo criteri sempre più rigidi. Così si sono fatte strada le Finanziarie e, dopo di queste, sono comparsi gli strozzini.

Tra le regioni, quella che rischia di più è la Lombardia (29.594 euro per nucleo familiare), quella che, invece, versa nelle migliori condizioni di salute è la Calabria (solo poco più di 11.000 euro).

 

Calano i consumi alimentari, aumentano le spese energetiche

Le famiglie italiane comprano meno o fanno una spesa più oculata. Il risultato non cambia: se il costo dei generi alimentari aumenta, il portafoglio si chiude. Vale anche per i vizi e questo spiega il drastico calo del consumo di tabacco. Anche le spese per il vestirario si comprimono, fatta eccezione per i segmenti delle calzature e della pelletteria. Sul fronte energetico, al contrario, i consumi continuano a salire, per effetto della ripresa degli acquisti di combustibili, parzialmente compensati, però, dal calo dei consumi di energia elettrica e gas.

 

Inflazione e tassi: la situazione critica di lavoratori autonomi e partite Iva

Lavoratori autonomi e possessori di partite Iva sono i protagonisti di una débacle annunciata e solo momentaneamente rimandata dall'ottenimento dei prestiti. Sono loro le vittime predilette dei criminali del credito, che si presentano come business angel per poi gettare la maschera appena dopo la contrazione dei debiti. Per evitare il peggio, è indispensabile un'azione mirata ad aiutare le piccole e piccolissime imprese. Ma chi può farla?

 


Aumento tassi di interesse: vincitori e vinti

Nell’ultimo anno, le banche centrali hanno aumentato i tassi di riferimento. Si tratta di un'escalation senza precedenti, negli ultimi 40 anni. L’obiettivo è ridurre l’inflazione rallentando la crescita economica. I rialzi hanno teoricamente un effetto diretto sulla fiducia delle famiglie e delle imprese. Nella realtà, però, non è stato così, perché incredibilmente la fiducia dei consumatori è rimasta praticamente inalterata.

 

Le banche incoraggiano i consumi

 C'è poi un altro apetto da considerare: nonostante l'aumento dei tassi di interesse, le banche non hanno aumentato in maniera soddisfacente i tassi sui depositi. Tenere i soldi in banca, insomma, non è oggi, in Italia, tanto redditizio. Di conseguenza, lo status quo incoraggia il consumo a discapito del risparmio. Qualcosa, tuttavia, comincia a muoversi: merito della tassa sui superprofitti degli istituti bancari, appovata agli inizi di agosto e applicabile in maniera ridotta a chi assottiglia il divario tra i tassi di interesse del denaro concesso in prestito e quelli dei soldi, invece, presi in prestito dai clienti.

La manovra che aveva allarmato i mercati potrebbe, nel breve periodo, rivelarsi un rimedio efficace a sostegno delle categorie più a rischio (famiglie, piccole e microimprese), esposte oggi a un pericolo reale di fallimento o di criminalità.

 

Dopo le banche guadagna anche l'usura

Se gli ultimi tre anni hanno segnato in negativo i portafogli degli italiani, il ciclo di eventi negativi ha, invece, fatto la fortuna degli usurai. In primis, la pandemia ha causato la perdita di migliaia di posti di lavoro, ma anche chi il posto ha potuto tenerselo e usufruire della cassa integrazione non è riuscito a sbarcare il lunario: alle spese ordinarie (principalmente cibo e consumi energetici aumentati drasticamente a causa della maggiore permanenza in casa) si sono aggiunte quelle straordinarie, perché molti nuclei familiari hanno dovuto acquistare apparecchiature elettroniche indispensabili a far studiare i figli in DAD (didattica a distanza). Un carico impossibile da sopportre senza ricorrere a un prestito. A complicare tutto, è arrivata l'inflazione e l'aumento dei tassi di interesse ha, di fatto, messo la ciliegina su una torta avvelenata.
Le speranze sono riposte nelle banche, che hanno beneficiato dell'innalzamento dei tassi di interesse, ricavandone, di fatto, una maggiore liquidità. L'imposta sui loro profitti è esigua e le maggiori entrate, almeno così si spera, dovrebbero rimettere in moto la macchina del credito, in modo da inettare denaro legale.