Legislazione sulle filiere: la Commissione europea inasprisce le leggi relative alle filiere

L’UE ha deciso di rendere più rigida la sua legislazione in merito alle filiere e alcuni dei Paesi membri stanno considerando o hanno già stabilito di adeguare le loro leggi nazionali. La bozza della Commissione europea implica, tra le varie misure, il diritto delle persone interessate di citare in giudizio le aziende qualora le loro filiere causino danni alle persone o all'ambiente. 

Su questa base, le vittime di violazioni dei diritti umani o di danni ambientali potrebbero in futuro presentare richieste di risarcimento davanti ai tribunali dell’Unione europea. Secondo la formulazione iniziale, la negligenza costituirebbe una ragione sufficiente per farlo, ma alcuni Paesi sono dubbiosi sulla possibilità che la bozza possa essere varata in forma così rigida. 

Diverse associazioni imprenditoriali si sono apertamente dichiarate critiche nei confronti delle misure proposte, sostenendo che qualora la certificazione definisca innocui prodotti o processi di produzione, le aziende dovrebbero essere responsabili delle violazioni solo in caso di negligenza o dolo gravi. Tale mitigazione è nota anche come regola dell'approdo sicuro.

Inoltre, nella proposta dell'UE è stato inserito un aspetto ambientale: le imprese più grandi devono presentare strategie per allineare le proprie attività all'obiettivo climatico dei 1,5 gradi. L’adozione del progetto di legislazione dell'UE sulle filiere è prevista prima delle elezioni europee che avranno luogo nella primavera del 2024. Tutti gli Stati membri dovrebbero quindi convertire la direttiva in legge nazionale entro un massimo di due anni.

Quali aziende saranno interessate dalla nuova legislazione?

Una delle conseguenze dei cambiamenti nella legislazione da tenere ben presente è il numero di compagnie effettivamente toccate da tali novità. Tutto dipenderà dalle dimensioni delle aziende. Secondo quanto stabilito dalla proposta di legge dell’UE, saranno le imprese con 500 o più dipendenti a dover rispettare le regole in questione.

Se le società interessate non rispettano gli obblighi di due diligence, potrebbero scattare delle multe. Inoltre, in futuro le organizzazioni non governative (ONG) e i sindacati dovrebbero avere il potere di rappresentare le vittime in tribunale in caso di abusi nelle filiere. In alcuni Paesi, tuttavia, le società non sono responsabili ai sensi del diritto civile.

Le ragioni dietro alla nuova legislazione sulle filiere

Alla base dei cambiamenti alla legge sulle filiere presentati dall’Unione europea c’è una sempre crescente attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità. Lo scopo è quello di promuovere il rispetto dei diritti umani e la protezione del pianeta, lungo l'intera filiera, in modo più globale.

I promotori della legislazione sulle filiere (contenuto in inglese) sostengono che le aziende non stanno volontariamente adempiendo alle proprie responsabilità in modo adeguato. Lo studio di Corporate Human Rights Benchmark (contenuto in inglese) è arrivato alla stessa conclusione: la percentuale di aziende che ha recentemente documentato come affronta i rischi legati ai diritti umani rimane bassa.
 

Legislazione sulle filiere: promotori e critici

Il cambiamento nella legge sulle filiere è considerato da molti come un passo nella giusta direzione arrivato fin troppo tardi. Come ci si poteva aspettare, le misure hanno raccolto sostenitori e critici. Se è vero che tra i promotori ci sono anche grandi aziende di fama internazionale, i lobbisti aziendali, in particolare, temono una perdita di competitività. Secondo il Kiel Institute for the World Economy (IfW), la legge nella forma in cui è prevista potrebbe avere un impatto sulle “persone sbagliate”, mentre invece la cattiva condotta da parte delle società straniere dovrebbe essere punita direttamente.

 


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Conseguenze per l'economia e l’approvvigionamento

È possibile che i fornitori esteri debbano essere certificati per la conformità agli standard, un fatto che potrebbe tradursi in un aumento della burocrazia e delle spese finanziarie. Ciò è particolarmente vero per le grandi aziende, che spesso collaborano con decine di migliaia di fornitori di diversi Paesi per ottenere le singole parti di cui hanno bisogno. Esistono poi differenze significative nella disponibilità e nella portata di questi standard tra i settori e le aree di prodotto.

D'altra parte, la legislazione potrebbe portare a una concorrenza più equa: è probabile infatti che le aziende già operanti in modo responsabile, con filiere sostenibili, ne trarranno vantaggio, perché un obbligo legale ridurrebbe significativamente il loro attuale svantaggio competitivo rispetto ai rivali meno impegnati in questo senso.

In ogni caso, la conformità agli standard sociali e ambientali potrebbe far salire i prezzi di acquisto. Un potenziale problema, questo, visto che secondo il report Consumers Are Key to Taking Green Mainstream di Boston Consulting Group, se è vero che l’87% dei consumatori italiani pensa alla sostenibilità nelle decisioni quotidiane, solo una quota tra l’1 e l’11% degli intervistati paga di più per comprare prodotti e servizi green.

In che modo altri paesi stanno gestendo la legislazione sulle filiere?

La Francia ha introdotto la legislazione sulle filiere nel 2017. Tuttavia, essa riguarda solo circa 120 grandi aziende con almeno 5.000 dipendenti in Francia o più di 10.000 dipendenti in tutto il mondo. Le leggi regolano anche la conformità a filiere trasparenti negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi, mentre il governo del Regno Unito si è impegnato a rafforzare la Sezione 54 (requisiti di trasparenza nelle filiere) del suo Modern Slavery Act. In Norvegia, Finlandia e Danimarca, infine, esistono iniziative simili a quelle in Germania.