Indice dei contenuti 

 

  • L’industria del legno tra produzione in calo e prezzi alle stelle   
  • Il Paradosso delle esportazioni: l'Europa esporta legno grezzo e importa legno lavorato o semilavorato 
  • Strategia UE sulla biodiversità: a rischio la produzione europea di legno (-48% entro il 2030)   
  • L’Ascesa delle alternative ecologiche in un mondo con meno legno   

 

L’industria del legno tra produzione in calo e prezzi alle stelle 

L'industria del legno europea naviga ancora in acque agitate. La materia prima continua a scarseggiare, costringendo molte aziende a tagli già consistenti sulla produzione, con il rischio concreto di riduzioni più severe nei prossimi mesi. 

La situazione è talmente critica che le associazioni di categoria di diversi Paesi membri lanciano un monito: per molte aziende di lavorazione del legno, la cassa integrazione o la riduzione dell'orario di lavoro non sono più uno spettro, ma un'ipotesi sul tavolo. 

Il problema è trasversale: le segherie di molte regioni faticano a reperire volumi sufficienti di legno tenero dalle foreste locali, mettendo a rischio la produzione interna. A complicare il quadro, le catene di approvvigionamento, già fragili, continuano a subire interruzioni. 

I dati di Eurostat fotografano con crudezza la recessione del settore: nel 2024, la produzione di legno tondo nell'UE è crollata a circa 510 milioni di metri cubi, segnando un calo del 6,8% su base annua. 

A confermare la crisi è l’analisi dell’evoluzione dei prezzi. Nel 2025, i listini alla produzione per il legno e i suoi derivati hanno viaggiato in media su livelli dal 7 all'8% più alti rispetto al 2024. Ma il dato più eclatante viene dalle importazioni: nella prima metà del 2025, il costo dei tronchi di legno tenero dall'estero è schizzato del 26%, nonostante i volumi importati siano cresciuti solo di un modesto 5%. Un segnale chiaro di una domanda che fatica a trovare risposte. 

 

Il Paradosso delle esportazioni: l'Europa esporta legno grezzo e importa legno lavorato o semilavorato 

C’è un altro elemento che rende la situazione ancora più complicata. Nonostante la continua carenza di legno, le esportazioni non si fermano, e una parte significativa continua a partire verso la Cina e altri grandi mercati al di fuori dell’Unione Europea. 

I dati commerciali più recenti mostrano che l’UE resta un esportatore netto di legno tondo, con un surplus di circa 12,5 milioni di metri cubi. Allo stesso tempo, più della metà del legno lavorato all’interno dell’Unione proviene ormai da importazioni. 

In pratica, le aziende europee devono ancora fare i conti con la scarsità di materia prima, mentre enormi quantità di legno continuano a lasciare la regione. Poiché l’UE non ha ancora introdotto restrizioni efficaci alle esportazioni di materie prime come il legno, molti produttori si trovano a competere in un mercato globale sempre più agguerrito. 

 

Strategia UE sulla biodiversità: a rischio la produzione europea di legno (-48% entro il 2030) 

La strategia Ue per la biodiversità, con i suoi ambiziosi obiettivi di protezione forestale, rischia di innescare un pericoloso effetto collaterale: un crollo della produzione di legno in Europa e un aumento netto delle emissioni di CO₂. 

È la scomoda conclusione di uno studio (“Assessment of Possible Production Leakage from Implementing the EU Biodiversity Strategy on Forest Product Markets”) che analizza l'impatto della strategia Ue sul mercato dei prodotti forestali. Le previsioni dipingono uno scenario shock: se le misure di protezione venissero applicate in tutta la loro estensione, la produzione di legno tondo nell'Unione potrebbe contrarsi fino al -48% entro il 2030. 

Per compensare questa drastica riduzione, l'Europa sarebbe costretta a ricorrere massicciamente alle importazioni da Paesi extra-Ue, che coprirebbero circa la metà del deficit. La produzione interna di segati, pannelli e cellulosa subirebbe un inevitabile e forte rallentamento. 

Ma il vero paradosso è un altro. Lo studio avverte che, di fronte a legname più raro e costoso, l'industria potrebbe essere spinta a sostituirlo con materiali ad alta intensità di carbonio come cemento, acciaio e alluminio. Poiché la produzione di questi materiali genera emissioni di gran lunga superiori a quelle del legno, il bilancio climatico finale rischierebbe di essere negativo. 

In altre parole, una politica nata con la nobile intento di proteggere la biodiversità potrebbe, suo malgrado, aggravare la crisi climatica globale. 

Lo studio non contesta gli obiettivi di tutela, ma lancia un appello alla Commissione: è urgente trovare un equilibrio virtuoso tra la conservazione degli ecosistemi e la sicurezza delle forniture di legname. Solo così gli obiettivi green dell'Europa non si tradurranno in un boomerang per il clima. 

 

L’Ascesa delle alternative ecologiche in un mondo con meno legno 

Di fronte alla crescente scarsità e al rincaro del legno, famiglie e imprese si trovano costrette a ripensare le proprie scelte. Il parquet diventa un lusso o semplicemente introvabile, spingendo alla ricerca di soluzioni valide ed economicamente accessibili. In risposta a questa crisi, i materiali alternativi stanno conquistando terreno, offrendo prestazioni sorprendenti e un’impronta ecologica spesso vantaggiosa. 

Per gli interni, il linoleum torna in auge grazie alla sua composizione naturale a base di olio di lino, farina di legno o sughero e resine vegetali. Allo stesso modo, il sughero si afferma come una scelta sostenibile d’eccellenza; si ricava dalla corteccia della quercia da sughero, che si rigenera dopo ogni raccolta, senza danneggiare l’albero. 

In edilizia, si moltiplicano le opzioni. I materiali a base di polimeri guadagnano consensi per la loro facilità di lavorazione e la maggiore resistenza all’umidità. Parallelamente, materiali da costruzione innovativi come il calcestruzzo di legno, i mattoni silicocalcarei, la calcecanapa e l’argilla si propongono come alternative promettenti, unendo sostenibilità e performance. 

Persino nel riscaldamento emergono sostituti efficienti. Le bricchette di corteccia, prodotte dagli scarti dell’industria del legno, rappresentano un brillante esempio di economia circolare. Questo materiale, una volta trattato e compresso, diventa un combustibile ad altissimo rendimento, che supera per efficienza la legna stagionata grazie al suo contenuto di umidità estremamente basso. 

La transizione verso materiali alternativi non è più solo una scelta ecologica, ma una necessità strategica. Il futuro dell’edilizia e del design passerà sempre più dalla capacità di innovare, di saper reperire i materiali e i fornitori giusti, integrando sostenibilità ed efficienza in un settore in profonda trasformazione. 

 

Conclusione: il legno continua a scarseggiare e le alternative si fanno strada 

La mancanza di legno non si risolverà tanto presto. I prezzi in aumento e la disponibilità limitata stanno spingendo sia le aziende che i consumatori a cercare nuove soluzioni. 

Allo stesso tempo, la pressione sul settore sta dando una spinta all’innovazione. I materiali sostenibili, un tempo di nicchia, stanno diventando vere alternative concrete. 

Chi sa adattarsi in fretta e mantenersi flessibile riuscirà a gestire meglio i problemi di fornitura e, allo stesso tempo, a lavorare in modo più sostenibile nel lungo periodo. Il futuro passa da un uso più consapevole delle risorse e dalla voglia di ripensare il modo in cui utilizziamo il legno. 

Alex Bernard • Alex segue da vicino l’evoluzione del settore manifatturiero, con una costante attenzione alla chiarezza e alla rilevanza per i professionisti B2B. Mette in evidenza le tendenze nell’ingegneria, nei materiali e nelle tecnologie, aiutando le imprese a sfruttare l’innovazione per trasformarla in vere opportunità.