Le previsioni della Commissione europea
Nel novembre 2022, la Commissione europea ha modificato le previsioni economiche fatte in estate e le prospettive per il 2023, già tutt'altro che ottimistiche, non sono migliorate: l'UE dovrebbe vedere una crescita economica di appena lo 0,3%, con un’inflazione del 7%. Tra le ragioni di questa difficile situazione troviamo la persistente incertezza politica, l'elevata pressione sui prezzi dell'energia, il potere d'acquisto ridotto delle famiglie, il commercio estero più debole e le condizioni di finanziamento più restrittive.
Tuttavia, la crescita economica nell'UE dovrebbe aumentare in media dell'1,6% entro il 2024 e l'inflazione dovrebbe scendere al 3%. Secondo la Commissione UE, il mercato del lavoro rimarrà resiliente. Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare solo leggermente al 6,5% nel 2023 e scendere nuovamente al 6,4% nel 2024.
Previsioni del FMI: l’Italia vedrà una crescita contenuta
Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha pubblicato una previsione per il 2023 e non è delle più confortanti. L'istituto prevede un'economia globale stagnante e un'inflazione persistente. Nel complesso, gli esperti del FMI prevedono una crescita del 2,7%, con l’economia dell’Italia che crescerà lentamente, raggiungendo un +0,6%. Una previsione che piazzerebbe il Paese in una posizione migliore rispetto al previsto se paragonata ad altri membri dell’UE. Le motivazioni citate sono simili a quelle spiegate dalla Commissione Ue: la guerra in Ucraina, le relazioni commerciali tese con la Cina, le conseguenze economiche della pandemia di Covid-19 e i tassi d’inflazione elevati.
Secondo l’Istat, l’economia italiana sta rispondendo bene alla difficile situazione globale
I dati dell’Istat dipingono una situazione non facile, ma parzialmente in ripresa per l’Italia. L’inflazione a gennaio, dopo i picchi degli scorsi mesi, vede un rallentamento. L’indice nazionale dei prezzi al consumo aumenta del 10,1% su base annua, scendendo dal +11,6% del mese precedente. Un dato, questo, che purtroppo non influirà molto sui tassi di interesse. La necessità da parte della Bce di tenere l’inflazione sotto controllo aumentando i tassi, infatti, rimane.
È probabile dunque che nel 2023 i prezzi dei mutui, ad esempio, non scendano e che tassi negativi o inferiori all’1% restino un ricordo del passato.
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Le sfide settoriali in un clima di incertezza
Prospettive di settore: l’incertezza domina il panorama
Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato, sulle imprese pesano diversi fattori di incertezza, tra cui il protrarsi della guerra in Ucraina, le tendenze dei salari, la velocità di abbassamento dell’inflazione, il riapparire dei contagi su scala mondiale e i ritardi di attuazione del PNRR. Più di un terzo (36,8%) delle PMI manifatturiere pensa sia difficile prevedere l’andamento futuro delle proprie attività. La crisi energetica sta colpendo i settori manifatturieri più energy intensive ed è esattamente in tali settori che cresce la domanda di credito per poter far fronte alle bollette, con i costi dei prestiti in salita per via della stretta monetaria operata dalla Bce. Continua anche a essere presente una grande difficoltà di reperimento della manodopera: a gennaio 2023 è rilevata da Unioncamere e Anpal per il 55,8% delle assunzioni di forza lavoro specializzata.