Materiali da costruzione: situazione attuale
Come nel resto del mondo, anche in Italia le principali tendenze nel settore dei materiali da costruzione vanno verso l'aumento generalizzato dei prezzi. Il sintomo globale non risparmia le aziende italiane, che sono riuscite a reagire grazie anche all'intervento del governo.
L'istantanea delineata dal sondaggio consente di rilevare tre effetti principali degli eventi che hanno caratterizzato l'ultimo biennio:
- le commesse sono aumentate esponenzialmente, per effetto delle agevolazioni fiscali approvate dal governo in materia di ristrutturazioni, adeguamenti energetici e classamento sismico
- l'aumento del prezzo delle materie prime, del carburante e dell'energia ha causato i rincari di una sessantina di materiali edili. Da giugno 2022, tuttavia, il costo di alcuni di questi sembra essersi stabilizzato, come nel caso dei prodotti siderurgici, mentre in altri casi (principalmente per il cemento) continua a salire
- I tempi di consegna delle forniture, dopo i rallentamenti dello scorso anno, nel 2022 sono tornati alla normalità. A questo proposito, però, va detto che solo un'azienda su 12, tra quelle coinvolte nel campione, fa sporadicamente ricorso a fornitori esteri, subendo, di conseguenza, i ritardi dovuti al rallentamento dei trasporti causato dal conflitto russo-ucraino. Se, dunque, le imprese edili poco hanno potuto sui rincari dei materiali, hanno scelto almeno di tagliare i costi delle spedizioni.
Acciaio e legno sono i più cari
Se, come ovunque nel mondo, i prezzi dei tondini si sono triplicati nell'ultimo anno, i rincari più pesanti, secondo le imprese italiane intervistate, hanno riguardato l'acciaio (con punte di oltre il +150%) e il legno (che ha sfiorato quest'anno il +85%).
Il caso cemento: in Italia costa di più rispetto alle medie europee
Tutte le 12 imprese del campione indicano il prezzo del cemento come quello più colpito dall'incertezza e, soprattutto, dai rincari che continuano incessanti e sembrano destinati a non assestarsi, almeno nel breve periodo. La causa è, come altrove, da ricercare nell'aumento del costo dell'energia. Poiché, però, in Italia questo aumento è stato superiore rispetto alle medie europee (si parla del +300%), è facile comprendere che anche il cemento lo abbia subito pesantemente, come mai era accaduto, almeno nell'ultimo cinquantennio.
Una possibile via di uscita sarebbe costituita, secondo le imprese edili italiane, dall'utilizzo dei combustibili solidi secondari (CSS), che costano una frazione di quelli fossili, ma che al momento non sono autorizzati per la produzione di cemento.
L'uso dell'idrogeno al posto dei combustibili, invece, è percepita come un'opzione futuribile, anche perché non incluso nelle leve di decarbonizzazione previste nel piano che dovrebbe completarsi entro il 2030.
Le misure del Governo
Nel 2021, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) ha approvato un decreto che prevede la compensazione dei prezzi di quei materiali da costruzione che hanno subito aumenti superiori all'8%. Il meccanismo si è attivato a maggio 2022, quando è diventata operativa la piattaforma informatica attraverso la quale è possibile richiedere l’accesso al Fondo per le compensazioni. Tale Fondo, nel 2022, conta su 350 milioni di euro in totale, dei quali circa un terzo (100 milioni) finanziati dal Decreto Sostegni bis, un altro terzo dalla legge di Bilancio 2022 e 150 milioni dal Decreto Energia.
Materiali da costruzione: come scegliere
Nella scelta dei materiali da costruzione e, soprattutto, dei fornitori quello che emerge dalle risposte delle 12 aziende italiane inserite nel campione è che la digitalizzazione degli ordini, al momento, non ha ancora un appeal sufficiente a costituire una soluzione all'impasse.
Le imprese edili italiane, se da un lato si sono convinte a sbarcare sul web investendo in comunicazione più che in visibilità, dall'altro lato considerano una risorsa irrinunciabile il rapporto personale con i propri fornitori: negli ultimi due anni, la giungla dei prezzi ha rinsaldato i rapporti tra gli attori che fanno parte della suppliy chain dei materiali edili, convinti che solo insieme si possa superare il momento di difficoltà.
Il punto non è il prezzo dei materiali da costruzione (che segue, in Italia come altrove, aumenti insormontabili) ma le condizioni: in primis, i termini di pagamento (i rapporti consolidati fornitori-clienti hanno consentito una flessibilità basata sulla fiducia reciproca) e poi le foniture: le imprese che hanno partner commerciali di lungo periodo hanno potuto contare sul loro aiuto nell'approvigionamento dei materiali, evitando di restare scoperti e di accusare ulteriori danni a causa dell'impossibilità di osservare i termini previsti dai contratti. Confermare i fornitori di sempre ha, inoltre, consentito di non venire gravati dai costi di trasporto, dalle sovratasse e dai ritardi che caratterizzano le consegne internazionali, a causa delle congestioni dei porti dovuti alle chiusure degli spazi aerei.