Dipendenza italiana dalle materie prime estere e misure per l'autonomia

Le terre rare, il cobalto, il litio e il neodimio sono indispensabili per l'avanzamento della transizione energetica e industriale. Fondamentali in vari ambiti, quali tecnologia, spazio, difesa e produzione di energie rinnovabili tramite pannelli solari, turbine eoliche e veicoli elettrici, queste risorse sono al centro dell'economia moderna. L'Italia, tuttavia, si confronta con una marcata dipendenza dall'estero per l'acquisizione di tali materie prime, un punto debole che potrebbe minare la stabilità economica e il progresso tecnologico nazionale.
 

Nuove misure per l'autonomia

Nel contesto di un'urgente necessità di ridurre la dipendenza esterna, il governo italiano ha adottato misure per stimolare l'autosufficienza nella produzione di materie prime essenziali. Un elemento di questa strategia include la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la promozione dell'estrazione locale per mitigare i rischi legati a possibili crisi geopolitiche, specialmente con fornitori dominanti come la Cina.

In risposta a tale scenario, il 20 giugno 2024, l'Italia ha introdotto un nuovo decreto-legge volto a minimizzare questa dipendenza attraverso l'accelerazione delle autorizzazioni per nuove miniere e una migliore distribuzione dei proventi delle royalties tra Stato e regioni. Una componente chiave di questa legislazione è l'istituzione di un fondo sovrano per il Made in Italy, finalizzato a rafforzare le filiere nazionali di estrazione e trasformazione delle materie prime critiche. In linea con il Critical Raw Materials Act dell'UE, il piano prevede che entro il 2030, il 10% delle materie prime sia estratto localmente, il 40% trasformato nell'UE e il 25% dei materiali sia riciclato.

Per supportare questi obiettivi, l'Italia si è unita alla Mineral Security Partnership, guidata dagli USA, per incentivare investimenti lungo le catene di approvvigionamento globali.

A livello nazionale, il decreto legge introduce iter autorizzativi rapidi: il comitato interministeriale per la transizione ecologica dovrà esprimersi entro 60 giorni su eventuali ostacoli riguardanti nuove richieste di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime. Il Ministero dell'Ambiente creerà un punto unico per le autorizzazioni, con risposte entro 18 mesi per le estrazioni e 10 mesi per il riciclo.

Un Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche sarà istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), incaricato di monitorare e coordinare le riserve disponibili di ciascuna materia prima strategica. Questo comitato elaborerà un Piano nazionale delle materie prime critiche ogni tre anni. Le royalties minerarie finanzieranno il Fondo sovrano per il Made in Italy, sostenendo investimenti nella filiera delle materie prime critiche e riducendo la dipendenza esterna.

 

Materie prime critiche come chiave per la transizione digitale ed ecologica

La fornitura di materie prime critiche, quali terre rare, cobalto, litio e neodimio, è vitale non solo per l'Italia ma per l'intera Unione Europea, poiché rappresentano il fulcro di tecnologie emergenti e infrastrutture essenziali. Queste risorse sono indispensabili per lo sviluppo e la produzione di smartphone avanzati, celle solari di nuova generazione, turbine eoliche ad alta efficienza, veicoli elettrici con autonomia estesa, dispositivi medici innovativi e sistemi di produzione di idrogeno ecologici. La loro disponibilità è quindi critica per sostenere l'avanzamento tecnologico e favorire una transizione verso fonti di energia più pulite e rinnovabili.
 

Iniziativa UE-USA per la diversificazione delle fonti di materie prime

Nell'ambito degli sforzi per ridurre la dipendenza dalle materie prime esterne, l'Unione Europea, in collaborazione con gli Stati Uniti, ha lanciato un'ambiziosa iniziativa per diversificare le sue fonti di approvvigionamento. Questa strategia prevede l'instaurazione di partenariati strategici con 24 Paesi in via di sviluppo, selezionati per il loro potenziale in materie prime non ancora pienamente sfruttate. Tra questi, il Malawi, l'Angola, le Filippine, il Brasile e l'Indonesia sono stati identificati come partner chiave grazie alle loro risorse naturali abbondanti e alla capacità di contribuire significativamente alla catena di approvvigionamento globale di materie prime critiche.

L'obiettivo principale di questa collaborazione è non solo assicurare un flusso più stabile e diversificato di risorse essenziali ma anche promuovere lo sviluppo sostenibile nei Paesi partner. Attraverso investimenti congiunti, trasferimento di tecnologie e cooperazione nel settore della raffinazione e lavorazione, l'UE e gli USA intendono creare una catena di valore globale più equilibrata che beneficia sia i Paesi consumatori sia i Paesi produttori.

Parallelamente, l'UE sta cercando di rafforzare i legami con nazioni ricche di materie prime come la Norvegia, il Canada e l'Australia. Questi Paesi, già noti per le loro pratiche di estrazione responsabile e sostenibile, possono offrire alternative affidabili e di alta qualità alle fonti tradizionali, come quelle attualmente dominate dalla Cina. Collaborazioni con questi Paesi non solo migliorano la sicurezza delle forniture ma incentivano anche l'adozione di pratiche migliori e più sostenibili nell'estrazione e lavorazione delle materie prime a livello globale.

Questa iniziativa congiunta rappresenta un passo cruciale verso la costruzione di una rete di approvvigionamento più resiliente e diversificata, riducendo la vulnerabilità dell'UE agli shock economici e politici che possono influenzare i mercati delle materie prime.