Che cos'è la transizione energetica?

Dopo il Clean Energy Package del 2018 e il Green Deal del 2019, l'Unione Europea si è posta l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con una riduzione intermedia delle emissioni di almeno il 55% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Nel 2021, la Commissione Europea ha introdotto il pacchetto Fit-for-55, dettagliando le azioni per raggiungere tali traguardi di decarbonizzazione e neutralità climatica entro il 2030 e il 2050. In risposta all'invasione russa dell'Ucraina, nel 2022 è stato lanciato il RepowerUE, un piano emergenziale mirato a rafforzare l'autonomia dell'UE attraverso la diversificazione dell'approvvigionamento energetico e un aumento dell'indipendenza. Questo piano enfatizza la resilienza e la sostenibilità, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e promuovendo le energie rinnovabili, l'efficienza energetica e la capacità di stoccaggio. Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) dell'Italia, aggiornato nel 2023, riflette questi nuovi livelli di ambizione, enfatizzando l'efficienza energetica, le rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2.
 

A che punto è la transizione energetica?

L'Italia potrebbe anticipare la fine dell'uso del carbone al 2024, un anno prima rispetto alla data fissata dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), prevista per il 2025. La decisione, come annunciato dal ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto, dipenderà dall'andamento del mercato del gas.

Durante il festival di Green & Blue, il ministro Pichetto ha illustrato la situazione attuale delle centrali a carbone di Civitavecchia e Brindisi, sottolineando la dipendenza attuale da carbone, petrolio e gas. "L'obiettivo è cessare l'utilizzo del carbone entro il 2025, o anche prima se possibile. Speriamo di raggiungere questo traguardo già nel 2024 se i prezzi del gas rimarranno stabili", ha dichiarato Pichetto.

Attualmente, i prezzi future del gas per il mese di giugno sono scambiati a circa 32 euro per MWh al TTF di Amsterdam, toccando di recente un minimo di 23,5 €/MWh, il valore più basso dall'inizio della crisi ucraina. Il picco era stato di 340 euro nell'agosto precedente. Da inizio anno, il prezzo è calato di oltre il 65%, in parte grazie agli elevati livelli di stoccaggio in Europa, con l'Italia che raggiunge il 75% della capacità totale.

L'annuncio segue una proroga, fino a settembre 2023, del programma di massimizzazione dell'uso delle centrali a carbone in Italia, iniziato nel 2022 per evitare blackout e fermi nella produzione industriale. La proroga riguarda tutte le sei centrali precedentemente coinvolte, incluse le quattro centrali di Enel a Brindisi, Torrevaldaliga Nord, Fusina e Sulcis, oltre alle centrali EP di Fiumesanto e A2A di Monfalcone.

Parallelamente, Pichetto ha fornito dettagli sul Pniec aggiornato. Il nuovo piano prevede un'inversione della distribuzione attuale tra fonti fossili e rinnovabili: "Per il 2030, l'obiettivo è raggiungere due terzi di energia da fonti rinnovabili e un terzo da fossili", ha spiegato il ministro.

Inoltre, il ministro ha enfatizzato l'importanza di reintrodurre l'energia nucleare nel mix energetico italiano. Con l'aumento previsto dei consumi elettrici entro la fine del decennio, Pichetto sostiene che le rinnovabili da sole non saranno sufficienti. Al momento, l'Italia conferma il suo interesse nella cooperazione con il gruppo di Paesi UE favorevoli al nucleare, capeggiato dalla Francia, soprattutto per quanto riguarda la ricerca in questo settore.

 

 

Prospettive: come si svilupperà il prezzo dell'energia elettrica?

Il costo dell'energia elettrica in Italia è considerevolmente più alto rispetto ad altri Paesi europei, una condizione che impatta negativamente tanto le famiglie quanto l'industria, un settore cruciale per l'economia nazionale. La principale causa di questa discrepanza risiede nella pesante dipendenza dall'uso del gas naturale per la produzione di elettricità, sostenuto da prezzi attualmente molto alti. Nel 2023, il 45% dell'energia elettrica italiana è stato generato dal gas, contro una media europea del 19%. In contrasto, in Spagna, il 48% dell'elettricità proviene da fonti rinnovabili, significativamente meno costose rispetto al gas, mentre in Italia le rinnovabili contribuiscono solo per il 35%.

Al contrario di Paesi come la Germania, dove l'uso del carbone è ancora supportato da significative sovvenzioni statali nonostante il suo alto costo ambientale, e la Francia, dove l'energia nucleare riceve un forte sostegno economico governativo, l'Italia si trova in una posizione difficile, avendo scartato l'opzione nucleare con un referendum e non avendo ancora sviluppato appieno le fonti rinnovabili come altre nazioni europee. Un dietrofront sul tema del nucleare diventa auspicabile.

Un’altra possibile via d'uscita da questa situazione potrebbe essere un'accelerazione significativa nella creazione di parchi eolici e fotovoltaici. Di recente, una normativa dell'Unione Europea ha cambiato le regole del mercato permettendo che l'energia prodotta da fonti rinnovabili possa essere venduta a prezzi corrispondenti ai suoi reali costi di produzione, che sono nettamente inferiori rispetto a quelli del gas. Per esempio, mentre in Italia a maggio il prezzo dell'energia da metano ha raggiunto i 95 euro per megawattora, in Spagna l'elettricità da rinnovabili costava solo 37 euro. Questa politica potrebbe consentire all'Italia di ridurre la propria dipendenza dal gas, abbassando di conseguenza i costi dell'energia elettrica.

Inoltre, se il "made in Italy" potesse contare su costi energetici simili a quelli spagnoli, grazie al potenziamento delle rinnovabili, ciò potrebbe dare una forte spinta alla competitività delle nostre industrie sul mercato globale. Affrontare la questione energetica con un'impostazione più orientata alle rinnovabili potrebbe quindi non solo aiutare l'Italia a risolvere il problema dei costi elevati dell'energia ma anche supportare un modello di sviluppo più sostenibile a lungo termine.