Il settore delle piccole e medie imprese rimane il motore dell’economia italiana

Il settore delle piccole e medie imprese si caratterizza per la sua capacità di innovazione, grazie a una crescita oculata e a una gestione finanziaria solida. Questa strategia si traduce in un successo a lungo termine e in una stabilità delle entrate, evitando i rischi finanziari e strutturali associati a una crescita eccessiva. Tuttavia, negli ultimi anni, il settore delle PMI e le aziende familiari nel campo dell’ingegneria meccanica si sono trovati di fronte a sfide dovute alle crisi economiche.

Cos'è una PMI secondo la legge italiana?

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano un settore fondamentale dell’economia italiana. Secondo la definizione prevista dalla legge italiana, le PMI sono aziende che rispettano determinati criteri di dimensione e fatturato. Questi criteri sono stabiliti per favorire lo sviluppo e la crescita delle imprese di medie dimensioni senza penalizzarle con oneri eccessivi.

In base alla legge italiana, le PMI sono classificate in questo modo:
 

  • Microimprese: con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo fino a 2 milioni di euro.
  • Piccole imprese: con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo fino a 10 milioni di euro.
  • Medie imprese: con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo fino a 50 milioni di euro.
     

Le microimprese, con un fatturato inferiore a 2 milioni di euro, rappresentano quasi l’86% del totale delle PMI. Oltre il 90% delle PMI italiane è costituito da imprese con meno di 10 dipendenti, con una predominanza nel settore terziario, che rappresenta circa il 75% del totale. Tuttavia, all’aumentare delle dimensioni aziendali, la percentuale delle imprese attive nel settore dei servizi diminuisce, mentre aumenta il numero di imprese attive nel settore industriale.

Grazie alle PMI, l’ingegneria meccanica è in piena espansione

Nel settore delle macchine e dell’ingegneria meccanica, l’Italia è seconda solo alla Germania in Europa per valore aggiunto, occupazione, investimenti in ricerca e sviluppo ed esportazioni, e si posiziona tra le prime quattro potenze mondiali per surplus commerciale estero insieme a Germania, Giappone e Cina. Le micro e piccole imprese (MC) sono spesso oggetto di critiche da parte dei detrattori delle PMI. L’Italia vanta un gran numero di MC esportatrici nell’industria manifatturiera: secondo l’Istat, ne sono presenti quasi 40.000, un numero significativo. Anche nel settore delle macchine e degli apparecchi meccanici, sono numerose le MC, precisamente 5.873 su un totale di 9.984 imprese esportatrici. Indubbiamente, la presenza di un gran numero di MC influisce sui valori medi dell’industria italiana, ad esempio per quanto riguarda il valore delle esportazioni per impresa.

Questo è una conseguenza puramente aritmetica della grande quantità di MC presenti nel nostro sistema economico. Tuttavia, nel settore della meccanica preso in considerazione, anche se ipoteticamente l’Italia rinunciasse alle MC, rimarrebbe comunque la seconda industria esportatrice europea dopo la Germania.
 


Imprese familiari nel settore delle macchine come motori di innovazione

Al contrario di quello che si potrebbe pensare, le imprese familiari e le aziende di medie dimensioni non sono affatto statiche come le grandi aziende. Questa loro dimensione familiare fa sì che la burocrazia non sia un ostacolo così insormontabile quando si tratta di innovazione. Le decisioni sono più rapide, più efficaci e vengono implementate rapidamente. A causa della pressione della concorrenza internazionale, le imprese familiari nel settore delle macchine devono necessariamente ottimizzare i loro processi e ottenere un vantaggio attraverso l’innovazione. Alcune aziende sono riuscite a internazionalizzare con successo il proprio modello di business e ottimizzare la catena del valore, producendo ora a costi simili alla concorrenza proveniente dall’Asia. Un grande contributo a questo sviluppo è dato anche dalla digitalizzazione (vedi anche: Industria 4.0), i cui vantaggi sono stati riconosciuti da molte piccole e medie imprese, apportando, di conseguenza, adattamenti.

Le conseguenze del conflitto russo-ucraino sulle PMI

In un periodo come quello attuale, caratterizzato da una grande incertezza sugli scenari economici futuri e con gli effetti ancora evidenti di due anni di profonda crisi, i limiti strutturali delle nostre PMI sono più evidenti e rappresentano un rischio per la tenuta del sistema di fronte alle nuove sfide generate dagli eventi bellici recenti e dalla crisi di approvvigionamento delle materie prime, in particolare quelle energetiche. Il conflitto in Ucraina ha accentuato le criticità sulle catene di approvvigionamento derivanti dalla pandemia, causando significativi aumenti dei prezzi di alcune materie prime e ritardi crescenti e costi aggiuntivi nella logistica delle merci, che ostacolano il normale funzionamento delle imprese. Nel primo trimestre del 2022, oltre la metà delle aziende manifatturiere della regione Nord-ovest (51%) ha riportato ostacoli alle esportazioni. Tra i principali fattori avversi, spiccano i “prezzi e i costi” (segnalati dal 24% delle imprese) e “l’allungamento dei tempi di consegna” (indicato dal 15%). Inoltre, è aumentata in modo significativo, passando dall’8% nel quarto trimestre del 2021 al 26% nel primo trimestre del 2022, la percentuale di imprese che individua “altri fattori” come ostacoli principali che influenzano l’export, un incremento in parte attribuibile all’instabilità generata dal conflitto tra Russia e Ucraina”.

Conclusione:

Le imprese familiari svolgono un ruolo vitale nell’economia italiana, ma ora si trovano ad affrontare sfide senza precedenti a causa del conflitto in Ucraina. Dovranno fronteggiare l’aumento dei prezzi delle materie prime e le interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Molti imprenditori italiani devono ancora confrontarsi con sfide significative nell’implementazione di soluzioni digitali e nell’adattamento ai rapidi cambiamenti tecnologici. Tuttavia, è essenziale che le PMI italiane comprendano che l’ingegneria meccanica e la digitalizzazione non sono entità separate, ma possono coesistere in sinergia. È fondamentale che queste aziende si rendano conto dell’importanza della digitalizzazione e si impegnino a investire nelle risorse e nelle competenze necessarie per abbracciare le opportunità offerte dalla tecnologia.